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25
ottobre 2011
Pausilypon
Villa Imperiale, Area dei teatri
ore
19.30
MDA/D-Out
presenta
ST22_ANDROMACA
di
e con Rosaria Iovine
da
una ricerca sulla detenzione femminnile
ideazione e coreografia Rosaria Iovine
ideazione e coreografia Rosaria Iovine
drammaturgia
di gruppo
testo Carmen Iovine, musiche Autori Vari
testo Carmen Iovine, musiche Autori Vari
con Siliana Crocchianti, Cristina Meloro, Ilaria Puccianti, Sara Rossi, Rosaria Iovine
Lo
spettacolo è un percorso attraverso i sensi deteriorati dalla
detenzione‚ un percorso regressivo perché il carcere elimina o
riduce la forza dei sensi che trasmettono emozioni. Siamo in carcere
ed è subito disagio‚ un disagio registrato dai sensi e dal corpo
nel suo complesso.
Con
la detenzione ha inizio un processo di regressione‚ un
deterioramento a livello infantile ed animale. In scena 5 donne e 5
sacchi neri dell'immondizia che simboleggiano il vuoto avvolgente‚
il nulla minaccioso‚ il baratro aspirante della morte (D.Gonin) e
allo stesso tempo l'oppressione‚ la limitazione. Numerosi sono gli
studi che dimostrano che chi entra in prigione viene colpito
immediatamente da vertigini‚ i riferimenti abituali scompaiono
velocemente‚ nulla più è rassicurante.
La
vista è penalizzata dai muri‚ dai cancelli‚ dalle porte. Gli
spazi sono immancabilmente limitati da ostacoli e lo sguardo non ha
alcuna possibilità di riposare sulla linea d'orizzonte. In carcere
c'è chi osserva e chi è osservato. Lo sguardo perde la reciprocità
e i detenuti diventano oggetti della vista.
L'udito
diventa pigro e si disabitua a ogni tipo di suono. I rumori del
carcere sono ripetitivi‚ l'udito non è sollecitato. Col tempo
l'olfatto viene amputato‚ ci si dimentica degli odori della vita‚
della terra‚ delle piante. Il tatto è limitato‚ eliminato‚
auto-eliminato‚ censurato. Ed infine il gusto anch'esso condannato
a svanire. I sapori finiscono per assumere un gusto universale: un
disgustoso non-gusto.
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25
ottobre 2011
Pausilypon
Villa Imperiale, Area dei teatri
ore
21.00
Anatolé
- “Yupiter 41!”
Presentano
L'ULTIMO
ATTO DI CIRCE
di
Valeria Alessi
regia
Paolo Pollio
Dopo
aver letto il testo “L'ultimo atto di Circe” ho voluto concepire
la regia con una pianta circolare. Circe rimane al centro mentre
Cinzio le gira intorno facendo bene attenzione a non guardarla negli
occhi. Cinzio indossa una maschera o meglio mantiene in una mano un
bastoncino al quale è appiccicata una maschera in cartone, dove per
grandi linee è raffigurata la sua faccia. Circe con le sue arti
magiche tenta di svegliare Cinzio dal suo torpore, sarà così brava?
Il
testo ripercorre la struttura drammaturgica della tragedia greca e il
tema è ambientalista. Ci troviamo in un futuro che ha sapore di
passato. Nel senso che questa storia vive e respira in un epoca
immaginaria se abbiamo bisogno di un immagine potremmo riportare alla
mente la saga di “Star Trek”. Il coro formato da due attori in un
primo momento distribuirà al pubblico delle maschere di maiale in
plastica (costruite con materiali di scarto) così da poter
consentire a tutto il pubblico di divenire a un tempo coro e società
sottomessa al volere del Grande Guerriero; in un secondo momento il
coro assolverà alla funzione di aizzatore di popolo e guiderà il
pubblico nell'esecuzione del coro stesso.
Paolo
Pollio
Lo
studio sul sacerdozio femminile e sulla posizione sociale delle donne
nei paesi del bacino del mediterraneo nel periodo arcaico, diventa
oggetto del mio interesse quando nel 2006 lavorai su la figura di
Cassandra per un progetto teatrale. Tra i testi oggetto del mio
studio (l’Iliade di Omero, Eschilo) ho conosciuto gli scritti di
Christa Wolf, autrice contemporanea, che aveva studiato parecchio la
figura di Cassandra e altre figure del mito occidentale, come Medea.
Cominciai a capire che potevano esserci motivazioni politiche e
sociali per cui le donne sono passate attraverso la letteratura e la
storia solo in alcuni ruoli ripuliti dal potere sociale. Anche i
testi di Marguerite Yourcenar in “Fuochi” (in particolare Maria
Maddalena) mi fecero riflettere su un ipotetico stravolgimento delle
figure femminili rispetto a come la tradizione ci tramanda le loro
storie, e sui vocaboli che vengono utilizzati per identificarle. Ho
immaginato un mondo in cui Circe continuava ad essere quella che era,
una regina e una sacerdotessa, senza stravolgimenti storici o
sociali, fino ai nostri giorni. Ho messo a confronto tutti i valori
che rappresentava in età arcaica con la società contemporanea, per
scoprire, alla fine che quei valori, forse femminili o semplicemente
naturali, corrispondono a delle necessità ancora esistenti, oggi
forse più che mai.
Valeria
Alessi
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26
ottobre 2011
Pausilypon
Villa Imperiale, Area dei teatri
ore
19.30
Comtessa
de dia
presenta
TEMPUS
EST IOCUNDUM
direttore
Ferdinando De Martino
L’Ensemble
polifonico Comtessa de Dia nasce dal comune intento di un gruppo di
professionisti, amatori e studenti di canto, di far musica dando il
proprio piccolo contributo all’ arte del canto corale
Nato
nel Gennaio del 2006 esso ha all’ attivo due partecipazioni alla
manifestazione culturale napoletana Maggio dei Monumenti , un
discreto numero di esibizioni e concerti ed un repertorio che spazia
dal Rinascimento al tardo Romanticismo , non disdegnando l’esecuzione
di classici del Novecento .
Il
gruppo guidato dal maestro Ferdinando de Martino, accanto all’
attività di ricerca si prefigge lo scopo di proporsi quale nuova
realtà stabile nella vita musicale della città di Napoli.
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26
ottobre 2011
Pausilypon
Villa Imperiale, Area dei teatri
ore
21.00
BOTTEGA
del PANE/Freezer09
presentano
BACCANTI
Dioniso
o del perduto iddio
da
Euripide, di Dario Garofalo e Cinzia Maccagnano
musiche
in scena Lucrezio De Seta,
movimenti di scena Luna Marongiu
con
Dario
Garofalo, Cinzia Maccagnano, Luna Marongiu, Cristina Putignano
Raffaele
Gangale, Valerio Malorni, Oriana Cardaci
regia
Cinzia Maccagnano
Euripide
scrive Le Baccanti ormai prossimo alla morte. Si tratta dell'opera di
più sconvolgente tragicità che sia mai stata scritta e al contempo
un grande inno alla gioia del vivere secondo natura. La tragedia non
rappresenta la realtà, ma la mette in questione. Mette in questione
leggi, rapporti, istituzioni, credenze e saperi, fino a presentarci
il destino umano nella sua tremenda e assoluta nudità. Dioniso,
figlio di Zeus e di Semèle, assume sembianze umane e giunge a Tebe
col suo seguito di Baccanti: vuole affermare la propria origine
divina. Costringe tutte le donne di Tebe ad aderire al suo culto e a
celebrare i suoi riti. Alla nuova religione partecipano il profeta
Tiresia e l'antico re Cadmo: vi si oppone, invece, con feroce
caparbietà Pentèo, il giovane sovrano. Dioniso sconvolge la mente
del re e lo convince ad andare a spiare le Baccanti travestito per
prudenza da donna: lui stesso lo guiderà. Scoperto, Pentèo viene
fatto a pezzi da sua madre Agave, convinta di uccidere una fiera e
sorda alle suppliche del figlio. Ostentando la testa di Pentèo,
Agave rientra a Tebe e, ricondotta alla ragione dal padre Cadmo,
cerca invano di ricomporre il corpo smembrato del figlio. Euripide
ribadisce con Le Baccanti la potenza distruttiva e disgregativa della
natura umana, anche se indotta in errore dalla presenza della
divinità. Gli dèi si collocano in un aldilà assoluto che partecipa
delle questioni del mondo, ma che risponde ad un inflessibile, per
quanto misterioso, principio di ordine e di giustizia, che trascende
sia gli uomini che gli dèi. La figura di Dioniso, dio fatto uomo, la
divinità che più di tutte si identifica con il Caos, incarna la
tragica consapevolezza che non è l’ordine a garantire la
giustizia, ma che il Disordine distruttore e (ri)generatore può
rendere finalmente possibile un rivoluzionario rapporto di
responsabilità personale in un mondo dove anche gli dèi, come già
gli uomini, stanno svanendo, svaporando, lasciando vuoti di silenzio
assordanti.
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27
ottobre 2011
Pausilypon
Villa Imperiale, Area dei teatri
ore
21.00
Ecovanavoce
presenta
LA LUNA DEI BORBONI
da
Métamorphoses
di
e con Paolo Fontana e Fabio Lorenzi
Gabriella
Aiello. voce
Carlo
Travierso, sassofono soprano
Paolo
Fontana, chitarre classica e rinascimentale
Fabio
Lorenzi, chitarra
Alessandro
Patti, contrabbasso
Lucrezio
de Seta, percussioni
musica
originale Paolo Fontana & Fabio Lorenzi
Attraverso
la poesia
il
Sud diventa ricerca di un futuro perduto
Il
concerto prende spunto dall’omonima raccolta poetica di Vittorio
Bodini, uno dei maggiori interpreti e traduttori italiani della
letteratura spagnola.
I
brani sono tutte canzoni inedite con musiche originali
(Fontana-Lorenzi) scritte su versi del poeta (in accordo con la BESA
Editrice), con citazioni del poeta e drammaturgo spagnolo Federico
García Lorca (dei cui versi Bodini è stato ed è tuttora il
traduttore di riferimento) e su testi originali di Flavio Ciatto,
Fabio Lorenzi e Cinzia Maccagnano.
Il
Sud si fa così riscoperta di un tempo fuori del tempo, contesto dove
“fermarsi a ricercare quel passo umano perduto che scandiva la vita
nel suo divenire”, con lo sgomento di chi osserva il proprio
presente come si osserva il ciglio di un baratro, poiché perduta la
memoria del proprio tempo, si perde con essa anche il desiderio di
futuro.
La
musica di Ecovanavoce diventa veicolo imprescindibile dell’emozione:
continuamente
oscillante
tra disillusione e aspettativa, porta l’ascoltatore in un tempo non
classificabile e attraverso raffinate atmosfere penetra malinconica.
Il
canto esalta la drammaturgia dei testi e arricchisce la parola,
rafforzando il grido di disincanto e di speranza, propri dei versi di
Bodini, poeta “disilluso senza rimpianti”.
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28
ottobre 2011
Pausilypon
Villa Imperiale, Area dei teatri
ore
21.00
Mda
produzioni danza
presenta
ERINNI
da
Eschilo, Euripide e Sofocle
drammaturgia
Aurelio Gatti e Sebastiano Tringali
con
Carlotta
Bruni, Rosa Merlino e Sebastiano Tringali
disegno luci Stefano Stacchini
disegno luci Stefano Stacchini
regia
e coreografia Aurelio Gatti
Con
“L'Attesa” del settembre 2009 si è realizzato il primo studio
per Le Erinni - progetto di lavoro sulla re-interpretazione della
tragedia classica. Nelle “Erinni” si sviluppa e si affronta il
tema del classico attraverso la visione dell'interprete sulla scena:
un vecchio attore in scena‚ "padrone" di numerose trame e
mille personaggi‚ egli stesso cangiante nei ruoli di vittima e
carnefice‚ si confronta con il pathos della tragedia‚ con il
senso tragico del coro. Quasi a confermare che non può esserci
"tragedia" senza la presenza‚ la partecipazione e
l'interlocuzione con il coro - specchio e alter ego del protagonista‚
il vecchio attore‚ al di là della scena‚ si trova a misurarsi
con le Erinni - vendicatrici dei misfatti efferati‚ ma anche monito
e rimorso per coloro che hanno trasceso l'ordine "naturale"
e il "legame di sangue". I legami profondi della tragedia‚
traditi da un soggettivismo interpretativo estraneo alla natura della
tragedia stessa‚ sono a invocare il ritorno delle Erinni‚ e
queste giungeranno. Forse una metafora dell'epoca contemporanea in
cui l' impietoso oltraggio “all'armonia e all'ordine naturale”
svela l'impostura di una esistenza in cui l'uomo si limita ad essere
comparsa di vite d'altrui.
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29
ottobre 2011
Museo
Archeologico Nazionale di Napoli
ore
21.00
E20
presenta
SALVATORE ACCARDO
& FRIENDS
Paganini
- Quartetto per archi n. 3
Verdi
- Quartetto in mi minore
con
Salvatore
Accardo, Laura Gorna (violino)
Francesco
Fiore, (viola)
Rocco
Filippini (violoncello)
Il
violino è la sua vita. È come una parte di se stesso, anzi di più:
è come un figlio. Da oltre cinquant’anni, da quando nel 1958 vinse
appena diciassettenne il Premio Paganini, Salvatore Accardo vive di
musica e di trionfi. Grazie, appunto, al violino. Ne ha esplorato per
intero il vastissimo repertorio, ne ha assimilato l’intero mondo.
E
a livello discografico ha inciso praticamente tutto. È talmente
tanto, che una sintesi si direbbe impossibile. Eppure la Deutsche
Grammophon ci ha provato, rendendo omaggio, come dice il titolo, a
'L’arte di Salvatore Accardo' con una raccolta di otto cd che
contengono alcune delle incisioni più famose.
Il
titolo del concerto riprende il suo nome, ma il grande violinista
napoletano avrà al suo fianco altri ‘protagonisti’ nella
performance che sarà presentata al Museo Archeologico Nazionale di
Napoli: Niccolò Paganini e Giuseppe Verdi, ma anche il gusto di
suonare assieme con amici di lunga data, come il violoncellista Rocco
Filippini, o con giovani cresciuti nell’Accademia Stuffer, quali il
violista Francesco Fiore e la violinista Laura Gorna.